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La recensione della III stagione di Demon Slayer

La terza stagione di Demon Slayer è finalmente arrivata, portando con sé nuove avventure per Tanjiro e la sua squadra. Questa volta, la serie adatta l’arc narrativo intitolato “Il villaggio dei forgiatori di katana”, offrendo non solo nuovi sviluppi per la trama principale, ma anche preziose informazioni sulla nascita del temibile Muzan e i suoi obiettivi finali. Inoltre, Ufotable, lo studio di animazione responsabile di Demon Slayer, ha deciso di sperimentare utilizzando la tecnica della computer grafica 3D, che combina modelli tridimensionali con l’animazione tradizionale. Questo contribuisce a rendere questa stagione particolarmente ricca di novità.

La storia riprende da dove l’avevamo lasciata, con il risveglio di Tanjiro dal suo lungo coma dopo lo scontro con la Sesta Luna Crescente. La sua sorella è ancora al suo fianco, mentre Zenitsu e Inosuke sono già stati mandati in missione. È la prima volta che i tre ragazzi sono chiamati a operare separatamente da quando si sono incontrati nella prima stagione. Tanjiro decide quindi di recarsi al villaggio dei forgiatori di katana, il luogo in cui vive Haganezuka, colui che ha creato la sua spada, per fargliela riparare dopo i danni subiti nello scontro precedente. Così inizia il viaggio verso il villaggio segreto, un luogo che custodisce abili artigiani in grado di forgiare spade potenti come quelle dei demoni.

Come nelle stagioni precedenti, la serie dedicata agli Ammazza Demoni offre spazio ai passati dei suoi personaggi. Queste storie sono spesso caratterizzate da eventi drammatici che li hanno portati a combattere in questa spietata guerra. Tuttavia, nel caso di Kanroji, il Pilastro dell’Amore, la sua storia passata non è particolarmente convincente o approfondita. Nonostante ciò, il personaggio viene caratterizzato in modo efficace e risolleva la situazione.

Anche in questa stagione, però, non abbiamo avuto modo di conoscere il passato delle Lune Crescenti. Tanjiro non si è scontrato emotivamente con i suoi avversari, creando quel momento che innalza il duello con le spade a qualcosa di più profondo. Questo ha contribuito a rendere i cattivi di turno privi di spessore. Tuttavia, questa mancanza è stata colmata dalla storia delle origini di Muzan e dalla rivelazione dei suoi veri obiettivi. Questi succosi indizi sono concentrati in pochi episodi ad alto ritmo, che possono creare una sensazione di confusione. Forse, con uno o due episodi in più, la stagione avrebbe potuto essere gestita in modo più equilibrato, dando spazio a ogni evento. Senza dubbio, bisogna prestare attenzione a ogni singolo avvenimento per non perdersi informazioni importanti.

Se la storia e i personaggi hanno avuto una buona valutazione, ma non eccellente come in passato, l‘animazione è sicuramente un punto di forza. Ufotable ha deciso di sperimentare, unendo la grafica computerizzata all’animazione tradizionale. Si nota una differenza soprattutto nei personaggi e nei loro movimenti, ma nonostante le critiche sulla resa dei modelli 3D, personalmente ho apprezzato questa soluzione ibrida.

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Demon Slayer – Stagione 3: la recensione

Scritto da MarcoF  

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