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Eidoron Shadow

“Eidoron Shadow” è uno dei rari fumetti robotici concepiti non come supporto per una serie animata, ma come opera autonoma. Questo manga shounen yuri in due parti, scritto da Kinji Yoshimoto con i disegni di Satoshi Urushihara, è uscito nel 1999 per la casa editrice giapponese ASCII e pubblicato in Italia da Planet Manga.

 La storia si svolge 60 anni dopo che un meteorite si schiantò sulla Terra, distruggendo la prosperità raggiunta dal genere umano. In questo mondo vivono, nascosti in mezzo agli umani, i misteriosi Eidoron Shadow, esseri virtualmente immortali e dotati di un terrificante potere. Un Eidoron Shadow può evocare attraverso la sua ombra un gigantesco robot, chiamato appunto “ombra”, col quale è in completa simbiosi, infatti scompare per lasciale il posto, e non è chiaro se si trasferisce all’interno del mecha oppure si trasforma proprio in esso. L’aspetto dell’”ombra” riflette quello del sesso dell’evocatore, e su di lui si riflettono i danni subiti. Protagoniste sono tre giovani donne, Kagari, Parufaru e, soprattutto, Rifa, una ragazzina di 14-15 anni affetta da una totale amnesia e da una seconda personalità distruttiva e molto potente. 

Il fumetto è diretto dalla coppia Kinji Yoshimoto e Satoshi Urushihara, il primo sceneggiatore e il secondo disegnatore, che collaborano insieme come nel fantasy “La leggenda di Lemnear”. Urushihara è noto principalmente come illustratore erotico, ma è molto attivo anche nei campi dell’animazione e dei videogiochi, partecipando ad OAV di vario genere, come “Record of Lodoss War”, e realizzando quelli dedicati a due suoi fumetti ( “La leggenda di Lemnear” e “Plastic Little” ), ed è suo il character design della saga fantasy per il Saturn, la vecchia console della SEGA, intitolata “Langrisser”.

Il suo tratto plastico e morbido si adatta bene ai corpi nudi o semi nudi, che non lesina nel mostrare, delle sue protagoniste, ed “Eidoron Shadow” non fa certo eccezione. Il suo talento però non si nota solo nei corpi femminili, ma anche nei mecha, e le “ombre” sono curate fin nei dettagli. La loro forma è modellata su quella di un’armatura e, nonostante una vaga contaminazione dei vari Gundam e i classici robot di Nagai, risulta molto originale, per certi versi ricorda il design di Dangaio, un robot componibile di un anime della fine degli anni ’80 che si ispirava alle vecchie glorie del passato. Tuttavia, quello di unire l’erotismo al genere robotico fu un passo già fatto all’inizio degli anni ’90 con “Iczer One”, una serie di OAV poi anche montata in un film dal successo ottenuto, e sono sicuro che gli appassionati lo ricorderanno bene anche perché quando i manga muovevano i loro primi passi nel nostro paese giunsero molte immagini e articoli che parlavano di questo anime. 

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