Sono sempre più numerosi in Italia i giovani che si autosegregono in casa, isolandosi dai coetanei e abbandonando le attività sportive e, a volte, perfino la scuola. In gergo giapponese questo fenomeno è definito “hikikomori“, che letteralmente significa “stare in disparte”.
Si stima che in Italia ci siano oltre centomila hikikomori, e in Sicilia il numero potrebbe aggirarsi intorno a qualche migliaio. Un fenomeno preoccupante, soprattutto perché spesso questi ragazzi sono “invisibili”, e il loro disagio non viene riconosciuto nemmeno dai familiari.
Quali sono i campanelli d’allarme? Frequenti assenze da scuola, abbandono delle attività sportive, isolamento nella propria stanza, inversione del ritmo sonno-veglia, uso eccessivo di tecnologie digitali.
È importante sfatare alcuni miti sugli hikikomori. Non sono fannulloni che si isolano per evitare lo studio o il lavoro. Anzi, spesso eccellono in questi ambiti. Il loro ritiro è dovuto a demotivazione o paura del confronto con gli altri.
Cosa fare? È fondamentale il ruolo di scuole e famiglie per intercettare il disagio e aiutare questi ragazzi. In Sicilia è stato attivato un protocollo d’intesa tra le realtà che ruotano attorno al fenomeno hikikomori e l’ufficio scolastico regionale.
La scuola gioca un ruolo chiave. Bisogna fornire ai docenti gli strumenti adeguati per riconoscere i segnali di disagio e attivare i percorsi di supporto necessari. In Sicilia sono stati istituiti 49 operatori psico-pedagogici che lavorano negli Osservatori di ogni provincia, e che l’anno scorso hanno affrontato 3.500 casi di ragazzi con problemi.
Ma la scuola da sola non basta. Sono necessarie leggi adeguate per contrastare questo fenomeno complesso e delicato.
Il convegno tenuto all’Assemblea Regionale Siciliana è stato un’occasione importante per fare luce sull’hikikomori e per sensibilizzare le istituzioni sulla necessità di un intervento concreto. L’auspicio è che da questa giornata nasca qualcosa di concreto per aiutare questi ragazzi a tornare a vivere una vita sociale e appagante.
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